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Esiste ancora la privacy con Facebook e social?

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Lo scandalo Cambridge AnalyticaFacebook, è solo l’ultimo che allerta l’intera popolazione sulla potenza che possono avere i nostri dati concessi ad un social network.

Quando ci iscriviamo ad un social, lasciamo in modo totalmente volontario i nostri dati personali e le nostre foto. Come se non bastasse, tutte le nostre azioni vengono “memorizzate” in modo da proporci prodotti, servizi e pubblicità che possano colpirci.

Il fatto che le aziende non debbano condividere i dati è quasi scontato, ma molto spesso succede l’esatto contrario. È proprio lo scandalo riportato a inizio articolo che, ancora una volta, punta il dito contro l’utilizzo di servizi come Facebook. L’azienda di consulenza e per il marketing online, Cambridge Analytica, avrebbe utilizzato i dati prelevati da milioni di utenti Facebook per manipolare le elezioni presidenziali statunitensi e il referendum sulla Brexit.

Il fatto uscito, qualche giorno fa, ci riporta ad un quesito: dove sta finendo la nostra privacy? La risposta la daremo piano piano.

Nell’esatto momento in cui ci iscriviamo ad un social network, indipendentemente che sia Facebook, Twitter o Instagram, accettiamo volontariamente l’accodo con il sito per la condivisione e la raccolta dei nostri dati personali. Inconsciamente, in una normale giornata lavorativa, condividiamo con terze parti la possibilità di vedere le nostre foto, vedere cosa facciamo e sapere dove siamo. Una delle ultime trovate di Zuckemberg è stata quella di inserire su Facebook Messanger la possibilità di essere localizzati in tempo reale, conoscendo la posizione esatta e la distanza che ci divide da un nostro amico.

In un’era dove quasi tutto diventa virtuale, piano piano, forse, ci stiamo facendo prendere la mano, concedendo troppo spazio alla vita virtuale piuttosto che a quella reale e condividendo troppo di noi stessi con persone che magari nemmeno conosciamo.

Ogni ricerca web, così come ogni applicazione presente sul nostro smartphone, condivide alcuni dati che ci appartengono con il mondo dell’internet, aumentano notevolmente il rischio di furto d’identità.

Il furto d’identità crea un giro di affari enorme. Nel dark web i dati della popolazione rubati in seguito ad attacchi hacker, valgono migliaia e migliaia di euro. Sull’internet oscuro vengono venduti perfino gli account di Facebook, Instagram, iTunes e PayPal. Il tutto ad un prezzo che si aggira su alcune centinaia di euro.

Fermiamoci un momento a pensare. Com’è il futuro virtuale che ci aspetta? È come lo vogliamo? Quali sono le azioni che potremmo intraprendere per salvaguardare la nostra vita privata?

La risposta sta a noi, così come la nostra privacy.

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